Descrizione

È l'unica razza di coniglio piemontese di cui sia rimasta qualche traccia: molto diffusa fino alla fine degli anni Cinquanta e poi praticamente scomparsa fino al lavoro di recupero genetico realizzato dal Dipartimento di Scienze Zootecniche dell'Università di Torino e dall'Istituto Professionale per l'Agricoltura e l'Ambiente di Verzuolo. Ora la città di Carmagnola, nucleo storico di diffusione di questa razza, ha un "Centro comunale per la diffusione e valorizzazione del Coniglio Grigio di Carmagnola", al quale è possibile rivolgersi per avere una coppia di animali da ripopolamento e alcuni allevatori locali lo riproducono con successo.

Come dice il nome, questa razza ha pelliccia soffice, folta, grigia (un poco più chiara sul ventre, sugli arti e nella parte terminale della coda) con una macchiolina triangolare più chiara sulla nuca. Il caratteristico manto grigio deriva dal fatto che questi conigli sono imparentati con la razza dei Cincillà di taglia media[1].

Di taglia media, con un corpo allungato e lombi muscolosi. La salute molto delicata e la pelle sottilissima lo rendono molto difficile da allevare nelle comuni gabbie: l'ideale è un recinto con un pezzetto di prato e un piccolo ricovero in caso di intemperie, lontano da correnti, umidità e dal sovraffollamento degli allevamenti intensivi.

La macellazione deve avvenire quando raggiunge un peso tra i 3,5 e i 5,5 chilogrammi per i maschi e i 3,5 e i 4 chilogrammi per le femmine.

Diffusione in passato e attuale

Piemont

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